Il fenomeno era diffuso già dalla fine degli anni 70 ma solo negli anni 90, lo psichiatra giapponese Tamaki, conia il termine "Hikikomori" che significa "Stare in disparte" riferendosi ad adolescenti e adulti, tra i 14-30 anni perlopiù maschi, che decidevano di allontanarsi dalla vita sociale per dedicarsi ad una vita solitaria in camera. Il periodo di autoreclusione poteva durare da mesi ad anni.
Chi sono queste persone? Coloro che non riescono ad adattarsi per motivi caratteriali, non riescono a legare con i compagni, subiscono bullismo, non si sentono accettati nella loro diversità e fuggono, rifugiandosi nel loro piccolo mondo.
E' necessario intervenire, perchè nonostante si isolano volontariamente, è una condizione di cui sono coscienti e di cui soffrono. Numerose ricerche dimostrano, inoltre, come questa condizione possa diventare cronica e riscontrabile anche in individui di 40 anni fino alla fine della propria vita.
La stanza rappresenta uno spazio sicuro, lontano dai giudizi: spesso fuggono dalla famiglia (in parte responsabile del sistema ma anche vittima). I genitori pensano di svolgere il loro ruolo ma, in realtà, l'iperprotezione della madre e la marginalità del padre possono essere una delle cause scantentanti.
L'iperprotettività impedisce all'individuo di sviluppare competenze e capacità per sopravvivere all'esterno. Hikikomori può essere interpretato come quella fase di "infinita adolescenza" , cioè la fatica nel passare dall'età adolescenziale alla vita adulta.
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Contatti L'Hikikomori non può salvarsi da solo ma ha bisogno sia della famiglia che di un professionista. Se necessitate di assistenza non esitate a contattare = Entrambe sono delle organizzazioni no profit che aiutano le persone a ritornare alla loro vita in società attraverso dei percorsi sociali e terapeutici. |